J. Krishnamurti

La libera scoperta dell’amore

3ème Millénaire n. 85 – Traduzione della dr.ssa Luciana Scalbrini

 

La libertà per la maggior parte degli esseri umani è un’idea, non è una realtà. Quando parliamo di libertà si tratta di libertà esteriore: agire secondo la nostra fantasia, viaggiare, poter liberamente esprimerci in modi diversi, pensare ciò che ci pare. La sua espressione esteriore ci appare straordinariamente importante e più in particolare nei paesi dove ci sono le tirannie, i dittatori. E in quelli dove la libertà esteriore è possibile, si cerca sempre più piacere e sempre di più potere.

Se vogliamo approfondire ciò che indica questa parola, ciò che questo implica essere totalmente e completamente liberi interiormente – libertà che si manifesta esteriormente nella società, in tutti i rapporti – mi sembra che saremo portati a domandarci se la mente umana, pesantemente condizionata com’è, tanto da non avere nessuna possibilità, potrà mai esser ciò che si chiama libera. Deve per forza agire sempre e funzionare nei limiti imposti dal suo condizionamento, tanto da non avere alcuna possibilità di libertà  di nessuna specie? Ci si accorge allora che la mente, avendo compreso verbalmente che non esiste in questo basso mondo, né interiormente né esteriormente, si mette a inventare  una libertà che può esistere in un altro mondo, una libertà futura, un paradiso e via di seguito.

Rifiutate dunque tutti i concetti teorici e ideologici di quella nozione, permettendoci così di esaminare se la nostra mente, la vostra, la mia, può mai essere veramente libera, spoglia di tutte le dipendenze, da ogni paura, da ogni ansia, e dagli innumerevoli problemi, quelli che sono coscienti e quelli che si nascondono nelle profonde pieghe dell’inconscio. Può esserci una libertà psicologica completa, che permetta alla mente umana di approdare a “qualcosa” che sia atemporale, che non sia una costruzione del pensiero, niente più che un’evasione di fronte a realtà immediate della vita quotidiana?

A meno che la mente umana non sia  psicologicamente, interiormente, completamente libera, non le è possibile distinguere ciò che è vero, vedere se esiste una realtà che non sia un’invenzione della paura, che non debba la sua forma alla società o alla cultura dove viviamo e che non sia un’evasione  davanti alla monotonia del quotidiano con la noia, la solitudine, la disperazione e l’ansia. Per scoprire se esiste veramente una tale libertà, bisogna prendere coscienza del nostro condizionamento, dei problemi, della monotona superficialità, della nostra carenza, dell’insufficienza nella nostra vita quotidiana e soprattutto ci occorre prendere coscienza della paura. La presa di coscienza non deve procedere né per introspezione né per analisi; si tratta di sentire noi stessi con lucidità, così come siamo e di vedere se ci è il più possibile essere liberi da tutte quelle questioni che sembrano ingombrare la nostra mente.

Per vedere allora come farlo, bisogna che ci sia quella libertà, non alla fine della ricerca, ma fin dai primi passi. Non si può esplorare, sondare, esaminare, per cercare di essere liberi. Perché ci sia penetrazione profonda, bisogna che ci sia non solo libertà, ma anche la disciplina necessaria ad ogni osservazione; la libertà e la disciplina vanno di pari passo ( ma non bisogna disciplinarsi in vista di essere liberi ). Prendiamo questa parola “disciplina” non nel senso tradizionale e corrente, cioè conformarsi, imitare, sopprimere, seguire un modello stabilito. Intendiamo piuttosto indicare con quello il senso del radicale “discere” che si trova nella parola apprendere. Apprendere ed essere libero vanno insieme, avendo la libertà una sua disciplina, una disciplina che non è imposta dalla mente con lo scopo di ottenere un certo risultato. Ecco due cose che sono essenziali: la libertà e l’azione d’apprendere. Non si può apprendere a conoscersi senza essere senza impedimenti, non permettendo quella libertà di osservarci, non per conformarci a un modello, a una formula o ad un concetto, ma per osservare in ogni realtà , così com’è. Una tale osservazione, una tale percezione, una tale visione comportano una loro disciplina, un loro modo d’apprendere; non vi si trova alcun conformismo, alcuna imitazione, alcuna soppressione, alcun controllo di nessuna specie. In questo c’è una grande bellezza. Alla visione di tutto questo, vedendo che la libertà è necessaria per ogni esame – che per esaminare chiaramente bisogna che ci sia una disciplina dovuta alla nostra percezione e non a uno stato di censura e d’imitazione – vedendo come la mente è condizionata dalla società, dal passato, e che tutti i pensieri che nascono nel cervello sono vecchi e di conseguenza incapaci di comprendere qualsiasi cosa di nuovo, la mente allora diventa calma, completamente calma. Non esiste alcun sistema, alcun metodo –che si tratti di un sistema Zen giapponese o di un sistema hindu- non ne esiste nessuno per calmare la mente; è un’impresa vana e sciocca disciplinare alla calma. Dunque, vedendo tutto questo - vedendolo veramente e non teoricamente –sorge allora un’azione che fiorisce da quella percezione; la percezione stessa è l'azione che libera dalla paura. Dunque, ad ogni occasione in cui sorge la paura, c’è una percezione immediata e la paura finisce.

Cos’è l’amore? Per la maggior parte di noi l’amore significa piacere e di conseguenza paura; è quello che chiamiamo amore. Ma, quando sono compresi la paura e il piacere, allora cosa diventa l’amore e “chi” risponde a questa domanda? L’oratore, un prete, un libro? Esiste qualcuno esterno  che si complimenta con noi perché agiamo straordinariamente bene e ci dice di continuare? O piuttosto non è che, avendo esaminato, osservato, percepito, fuori da ogni intento d’analisi tutta la struttura, la natura del piacere, della paura e della sofferenza, ci accorgiamo che l’osservatore, il pensatore fa parte del pensiero stesso? Se non c’è pensiero, non c’e pensatore, i due sono inseparabili; il pensiero è il pensatore. C’è una certa bellezza, una certa sottigliezza a vederlo. E allora cos’è avvenuto della mente che è passata per tutto quello? E’ la stessa di prima di aver percorso tutto quel cammino? Ha esaminato tutto  da molto vicino, ha visto la natura di ciò che chiamiamo pensiero, paura, piacere, tutto quello l’ha visto; e ora qual è il suo stato reale? Evidentemente nessuno può rispondere a questa domanda se non voi stessi; ma se veramente l'avete vissuto, vi accorgerete che la mente ne è completamente trasformata.