Philippe Laurent

 Parlatemi di energia

 3ème Millénaire n. 82 – Traduzione della Dr.ssa Luciana Scalabrini

 

 

L’autore è un terapeuta che pratica l’ironia socratica e  cura attraverso il riso.

 

Verso un’ecologia spirituale.

 

Da qualche decennio le persone, sole o in associazione, che denunciano lo spreco energetico, sono sempre più numerose. Tuttavia, i frequentissimi casi di allarme che annunciano disastri ecologici non sembrano colpire le coscienze più informate.

Questa aberrante situazione deriva dallo stato psicologico dell’uomo moderno per il quale la vita interiore non è che uno spreco energetico dello stesso tipo. Come possiamo essere coscientemente sensibili allo spreco energetico e a tutta la bruttezza che ne consegue, se non siamo consci interiormente del nostro proprio e  permanente sciupio d’energia?

Tutti aderiscono (intellettualmente) alle conclusioni del film “Una verità che scotta” di Davis Guggenheim e Al Gore, ma favoriranno molto poco i cambiamenti necessari. Perché? Perché i problemi  di polluzione del pianeta sono in noi, perché siamo fondamentalmente inquinati e in pieno disordine psichico e, di conseguenza, inquinanti e divoratori di energia. Situazione fuori dalla portata dei politici affannati del ventesimo secolo.

La polluzione interiore, il disordine secondo il filosofo Krishnamurti, deve essere perfettamente compresa da una conoscenza cosciente di sé che sarà la sola base sana di un cambiamento ecologico delle mentalità.

L’ecologia non può essere un’ideologia o non può risultare da una petizione di principio senza generare potenti opposizioni o spaventose reazioni contrarie ( terrorismo nucleare, genocidio genetico, modificazione artificiale d’ecosistema, ecc).

E’ una comprensione viva, un’osservazione sensibile e non fantasmatica in noi stessi a cui  bisogna imperativamente ricorrere. Scopriamo allora come la nostra energia, che potremmo  chiamare vitale, si dissipa: attraverso le nostre emozioni perturbatrici (dominanti e dominate), il nostro ronzio mentale che chiamiamo pensiero, le sofferenze semicoscienti del corpo e tutte le sue contrazioni inosservate legate esse stesse alle emozioni qualificate prima dominanti o dominate. L’anello è chiuso e noi con lui! Di fatto nessuna sensibilità, base indispensabile di una vera coscienza ecologica, è risvegliata.

Questa la constatazione che occorre imparare a fare: la nostra vera responsabilità (quella cui rifuggiamo sempre, fino alla morte…).

 

Verso il disordine.

 

La conoscenza cosciente di sé viene da un vero apprendimento interiore. Bisogna che impariamo a vedere il desiderio e la paura…

Ma cos’è “vedere”? Questa domanda, quando si pone, ci mette alla soglia di quello straordinario apprendimento intimo. E possiamo scoprire, dopo lunghi anni, che il nostro modo di vedere i nostri desideri, le nostre inquietudini, le nostre angosce, i nostri terrori, le nostre pesantezze e i nostri dolori dipende dall’osservatore che crede di conoscersi mentre si è sognato di conoscere se stesso  per diversi anni.

Molto semplicemente perché non ha mai voluto vedere il “malfattore”, il “profittatore”, il “negoziatore merdoso”, il “collerico inveterato” o il “grande calmo”, alias il grande molle, il “politicante ingordo”, ecc… “Ma non si tratta più di conoscenza di sé, mi direte voi…,” Quelli sono odiosi giudizi sulla mia persona”, aggiungerete forse giustamente inquieti…

La paura punta verso il proprio naso (o il proprio muso). Se sono un mascalzone, bisogna ben che impari a vederlo, no? “ Ma in queste condizioni è impossibile, io non giudico e non guardo oggettivamente ciò che è”, argomenterete voi per tentare di convincermi di ciò che non bisognerebbe che foste.

E lì non possiamo più capirci. Infatti, cos’è vedere (riprendo questo esempio estremamente provocatore) che sono un malfattore (in una certa situazione, ciascuno la sua, grazie!)? Che cos’è vedere se non è vedere tutta l’ampiezza che c’è in me nell’approccio a quella constatazione? Sale in me la paura di vedere, si può far sentire un disgusto a un livello più o meno sottile (come un’ondulazione negativa), si può notare un blocco evidenziato a livello della gola, ecc.

Attenzione, stop, precisiamo che l’osservazione in profondità non ha niente a che vedere con il dolore corporeo dell’angoscia.

 

L’osservazione in profondità libera, l’osservazione superficiale tortura.

 

La prima è nel sentire di ciò che succede fino al livello più sottile, energetico, la seconda è nell’immaginazione del sentire, e lì c’è la sofferenza.

 

La prima richiede molta vigilanza, cioè il discernimento dal vivo del passaggio abitualmente non osservato tra il sentire (la sensazione) e il pensare (il fantasma).

Passiamo momentaneamente ai L.P. (Lavori Pratici per i non scienziati!) con un esempio, confessiamolo, realizzabile  al solo livello di un adepto agguerrito nell’arte della conoscenza cosciente di sé (si astengano i principianti): mia moglie mi rompe. Sento ondate di calore, di collera, di rancore…mi siedo per  qualche minuto, ritorno alla sensazione così dimenticata del mio corpo, quella del palmo delle mani, della pianta dei piedi, del mio viso con le mascelle contratte, delle spalle tese, ma anche del respiro interiore che scende nel petto con l’inspirazione, quella dello spazio o del vuoto tra due tensioni o due dolori ecc… Infine, passo ai L.P., penso a mia moglie e al suo amante (inutile cadere nell’osceno), ritorno gentilmente alla sensazione corporea, al respiro interno; quel ricordo, carico d’emozione, si confonde  con una sensazione più sottile del corpo e si cambia in una corrente d’energia; l’emozione e il ricordo si rinviano l’uno all’altro; la sensazione più globale del corpo può farsi più profonda; la paura e la collera possono essere percepite come energie più sottili. Ma forse una sola emozione è preferibile all’inizio (la paura o la collera).

Ecco in breve un vasto lavoro, quello di una vita, ma che vita!

 

Fare l’amore diversamente.

 

L’approccio, descritto qui troppo brevemente  porta a un modo del tutto nuovo di percepire il mondo e gli altri e di conseguenza di fare l’amore. Precisamente perché il sesso  non si trova più dipendente dall’emozione e dal pensiero.

L’emozione e il pensiero  sono infatti grandi consumatori di energie vitali (o sessuale pura), che fabbricano tutti i fantasmi e tutte le frustrazioni e il loro incentivarsi reciproco e intempestivo. La cosa più difficile ma anche più straordinaria per un essere ordinario, consiste nello imparare a vedere-sentire che, nella relazione sessuale, i movimenti motori del corpo sono dominati dall’emozione, valore di grande portata, per il quale l’energia sessuale è un bene di consumo servito sul piatto  dei pensieri condizionati da ogni sorta di volgarità e illusioni di ogni genere.

E’ la grande confusione!

Ma ciò che  la biologia e le nostre scienze umane ignorano, è che la sessualità dell’essere umano è un autentico tesoro energetico. E che l’energia sessuale, quando è lasciata alla funzione sensoriale del sesso, e non quando è vampirizzata dalle nostre funzioni emozionali e intellettuali, alza il nostro livello vibratorio. La vita diventa leggera e senza ego. La sensibilità, o sensitività dell’insieme del corpo, il risveglio dell’anima fatto da noi proprietari terrieri autenticamente responsabili, liberi dai grandi principi che spezzano la confusione senza aprire la mente alla conoscenza cosciente di sé. E’ attraverso questa via che le nostre vite possono espandersi, dal corpo allo Spirito passando attraverso il senso profondo di ciò che è l’anima umana.