Albert Blackburn

 

Vivere con intelligenza

 

3ème Millénaire n. 91 – Traduzione della dr.ssa Luciana Scalabrini

 

La realizzazione del Sé non è più un risultato di una visione e d’una accettazione improvvisa di un’idea radicalmente nuova, ma piuttosto la visione integrale, istantanea, della totalità del processo. Questa visione genera un cambiamento di coscienza, e non un’aggiunta nel processo d’accumulazione.

Secondo tutte le apparenze esteriori, siamo identici, ma interiormente la direzione è totalmente differente.

Nel mondo dei fenomeni l’Intelligenza deve funzionare attraverso le forme esistenti. Ognuno di noi, al momento del risveglio, è al posto esatto che abbiamo stabilito per noi stessi. E’ come risvegliarsi da un sonno ordinario, in cui ci ritroviamo nella situazione che abbiamo creato. Può essere un palazzo o una capanna, possiamo avere una famiglia o essere totalmente soli. Là dove ci troviamo nel momento del risveglio, non ha niente a che vedere col risveglio. Ciascuno deve cominciare al livello in cui occorre sciogliere i nodi che abbiamo legato nel tessuto della nostra vita.

Le qualità intrinseche all’Intelligenza, come la libertà, la capacità di apprendere, la facoltà di percepire, l’integrità, ecc, non sono attive che nel momento presente. L’Intelligenza non è uno scopo che può essere raggiunto, in modo che, una volta raggiunto, possiamo andare a dormire.

 

Intelligenza è azione. Questa azione è sempre nel presente, che si tratti di un lavoro difficile, o di essere calmi.

E’ la visione di ciò che è in quel preciso momento e nello stesso tempo rispondere con la nostra totalità a ciò che esige l’istante.

 

Noi abbiamo l’abitudine di determinare le nostre azioni a seconda di come si presenta la situazione di fronte a noi, reagendo in modo da trarne il massimo piacere o la minima sofferenza. Questo schema abitudinario è profondamente radicato in noi. Siamo abituati a utilizzare tutto per rinforzare la coscienza di sé. E’ l’abitudine del pensiero. Nello stesso momento in cui prendiamo coscienza che qualcosa di immenso ci è capitato, appare la tendenza  a utilizzare quella cosa nuova in maniera abitudinaria.

 

Nel momento in cui  riconosciamo qualcosa come un’esperienza, ne siamo usciti.

La memoria è il risultato del riconoscimento di un evento che ci è capitato.

Il pensiero è una risposta alla memoria  e include immediatamente il tempo.

Ma l’Intelligenza è sempre nel momento presente.

Ciò che si produce nel presente non ha evidentemente a che fare con la memoria, o pensiero, finchè non si prenda coscienza dell’avvenimento.

 

Memoria e pensiero sono come degli accessori aggiunti ai fatti. Sono i mezzi coi quali l’io crea qualcosa per se stesso, che non ha niente a che vedere con ciò con cui si viene in contatto. Ecco perché nessuno può dire di essere risvegliato. Perché quell’affermazione implica il processo di riconoscimento e il tempo. Attenzione all’uomo che dice: ho trovato l’Eterno.

 

L’io che è il prodotto del tempo non può sperimentare il non tempo, e ancor meno trasmettere la sua esperienza con delle parole. Possiamo usare le parole per comunicare, ma le parole non sono quello che descrivono. Se vediamo questo, non cadremo più nell’illusione che ciò che ci rende liberi può esserci dato da un altro. Un vero insegnante non ci darà alcun metodo, o idea, che più tardi sarà un fardello in più. Inoltre, per il fatto che l’Intelligenza funziona in lui, vedremo la falsità delle idee preconcette che ci ostacolano e, in quell’istante di percezione, la libertà è. L’insegnante non ci dà la libertà, ma è la nostra visione penetrante che ci libera dai nostri fardelli.

 

Siamo abituati a giudicare il valore di un maestro dal numero di idee nuove che può aggiungere al contenuto del nostro sapere. L’abitudine di pensare in termini di guadagno e di perdita è così forte che applichiamo sempre le stesse regole (ho imparato molto, non ho aggiunto niente a ciò che sapevo).

 

L’uomo pensa da secoli che ciò che ha vissuto un altro può applicarsi a lui, e che può organizzare la sua vita secondo il modello del suo insegnante. Ognuno di noi è unico e, se ci risvegliamo dal sogno, la nostra vita, se è vissuta con Intelligenza, non può essere la copia di un’altra. Essa sarà esclusivamente nostra, con nuove scoperte. Entriamo in un mondo senza sentieri, nel quale dobbiamo essere la nostra luce nel vero senso del termine.

L’Intelligenza vede gli errori delle parole. Nella descrizione di ciò che è nuovo, il tempo interviene  per mettere un errore che può catturare il cercatore non attento. Se un’esperienza è raccontata a qualcuno, si aggiunge un peso sulle sue spalle, e nessuno ha il diritto di farlo. Se mi raccontate quello che avete sperimentato in una certa situazione, e se la vita mi porta  nella stessa situazione, non avrò la possibilità di vedere ciò che c’è di nuovo e quello che avverrà del ricordo della vostra storia. Tutti siamo abituati a questo e questo rientra nell’accumulo del sapere e pensiamo sinceramente di aiutare l’altro a vedere qualcosa che gli sarà utile. Per quel che riguarda qualcosa di materiale, si, ma non per la ricerca interiore.

L’Intelligenza non ha bisogno di alcun aiuto esterno. Essa ha la sua luce, che porta nell’istante una completa visione dell’azione giusta. Non può essere utilizzata per uno sguardo retrospettivo o  per determinare un’azione futura

Un insegnante autentico è solo un indicatore del cammino. L’Intelligenza vede questo come un fatto e non cade nell’errore della bellezza dell’indicatore o nelle parole scritte qui. Essa è lì allo scopo di determinare la situazione attuale e non per mostrare dove eravamo e promettere una futura ricompensa. Per questo non può mai essere contaminata. Anche se la sua azione è personale attraverso la coscienza, resta intrinsecamente impersonale.

Con la nascita dell’Intelligenza si capisce che siamo legati a noi stessi, se si tratta di della via interiore. Abbiamo cominciato la ricerca sperando una ricompensa per i nostri sforzi e ora scopriamo una dimensione totalmente nuova, in cui quelle parole non hanno senso. Non possiamo ritornare al nostro stato d’ignoranza precedente, siamo troppo cresciuti per tornare al nido. L’Intelligenza insegna quello che per noi è la giusta azione, ora. Il  “ciò che è" di ogni istante contiene precisamente tutti gli elementi giusti per la giusta azione. Noi non vediamo più la giusta azione, ma è l'Intelligenza che la vede. Nel momento in cui realizziamo che noi siamo in relazione con qualcosa, eccoci di nuovo presi nel pensiero dualista.

Tutto questo è molto sottile, ma assolutamente reale. Non lo si può dire o mostrare a chiunque senza alterarne la bellezza. La sua bellezza risiede nella sua natura incorruttibile.

Il risveglio non è una fine e nemmeno un inizio. E’ il contatto con l’eternità istante per istante. Non esiste lo stato di onniscienza su tutti i misteri del mondo, che apparirebbe improvvisamente. La nostra partecipazione ai problemi familiari e sociali che abbiamo contribuito a creare, continua. Il risveglio dà la possibilità di dare il meglio di noi in ogni situazione, in modo impersonale, senza identificarsi con quello. Possiamo solo fare del nostro meglio ogni giorno, senza scopo e senza garanzie.

L’Intelligenza è la sua propria luce. Essa non ha bisogno di sostegno esterno per rinforzare ciò che è visto come giusta azione. Tutte le qualità della vera virtù formano una parte integrante di quella Intelligenza. Questo vuol dire che, se l’Intelligenza agisce al posto delle nostre abitudini, l’azione giusta segue inevitabilmente. Non è necessaria nessuna pulsione interiore o esterna. Allora ci può essere una reale cooperazione fra due persone, se tutt’e due sono capaci di discernere i veri valori in gioco grazie all’Intelligenza. Il senso del termine “via religiosa” assume un significato totalmente nuovo. Vediamo che siamo circondati da cose sacre. Solo le nostre idee su di loro sono profane.  Dobbiamo seguire  il cammino della via con un’attenzione amorevole.

La conoscenza di sé si impara grazie al funzionamento dell’Intelligenza, la percezione è il passaggio verso l’eterno, ma la porta non può essere aperta che con la chiave del risveglio.

 

http//www.idylwuldbooks.com uando è utilizzata solo nell’istante della percezione, questo diventa il solo legame tra chi è e chi sarà, che per noi è sconosciuto.

Il risveglio non è un una fine. E nemmeno un inizio. E’ il contatto con l’eternità, istante per istante. Non esiste lo stato di onniscienza c